L’accalappiamento dei cani randagi è una forma di tutela dell’incolumità dei cittadini

Il dirigente del Settore Territorio invia una lettera alla Lega per la Difesa del Cane

in cui motiva gli interventi di accalappiamento dei randagi

L’eventuale cattura di cani randagi avviene secondo protocolli operativi prestabiliti dalle norme ogni qualvolta si verifichi una denuncia di aggressione nei confronti di un cittadino. Lo precisa Rocco Altomare, dirigente del Settore Territorio, in una missiva inviata alla Lega nazionale Difesa del Cane. Con riferimento alla cattura di un cane randagio risalente al 24 settembre scorso, gli uffici comunali hanno operato seguendo una prassi consolidata a tutela dell’incolumità dei cittadini e quindi con una segnalazione all’ufficio veterinario per l’accalappiamento dei cani.

«Verificato che il cane era sprovvisto di microchip e non sterilizzato si è provveduto alla sua cattura» dichiara Altomare. «Trattandosi di un cane aggressore e considerata l’impossibilità di ricovero nel canile sanitario di Molfetta (che in quel momento era saturo), è stato disposto il ricovero presso una struttura privata. L’intervento, infatti, è stato disposto non a seguito di una mera segnalazione (nel cui caso si procede al ricovero solo in caso di box disponibile nel canile sanitario) ma a una denuncia di aggressione che prevede, come da regolamento comunale, l’accalappiamento urgente del cane.»

«Ora – conclude Rocco Altomare – come dirigente non spetta a me valutare l’aggressività del cane, cosa deputata ai medici veterinari; né tocca a me verificare il referto del pronto soccorso. Agli uffici comunali spetta soltanto garantire il rispetto dei regolamenti e la tutela dell’incolumità dei cittadini, siano essi vigili urbani e non.»

Palazzo di Città, 6 ottobre 2010

Ufficio Stampa Comune di Molfetta

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